lunedì 27 gennaio 2014

Rinnovamento dell'economia (veneta)

Dico veneta perché sono veneto, se fossi lombardo direi lombarda, ce ne vorrebbero molti, di rinnovamenti economici, uno per comunità.

Dalle mie continue ricerche indipendenti in fatto di economia, stanno emergendo interessanti capisaldi.
L'ultimo concetto di come dovrebbe essere è questo:

Un'economia che sia funzionale al benessere (in senso olistico) e alla prosperità del territorio e che sia completamente autogestita dai lavoratori, nel rispetto dei valori universali di libertà, giustizia e fraternità.

L'ultima grande fonte di ispirazione è stato il concetto di Comunità secondo Olivetti. E' difficile da pensare per chi non è mai entrato in contatto con concetti liberisti, socialisti o semplicemente cristiani, perciò succerisco a chi è interessato di leggersi il libro Il Cammino della Comunità.

Qualche giorno fa, ho notato parecchie convergenze con la teoria economica proutista.*

Si potebbe arrivare ad una concreta sovranità territoriale guadagnandoci le sovranità economica, educativa ed amministrativa**. Queste sovranità vanno ottenute l'una in sinergia con l'altra, in modo graduale riprendendoci lo spazio che ora è  occupato dalla mano invisibile ed iniqua del mercato (insieme alla politica ad esso asservita). Le strutture nazionali e del mercato, eventualmente trasformate dai venti di cambiamento che stanno spirando in questo periodo, andrebbero accettate solo nella misura in cui sono benefiche per la popolazione (come sembra indicare anche la costituzione).

Non è possibile pensare ad un'economia nuova, funzionante a livello territoriale secondo criteri etici, se non si pensa a strutture che la organizzino. Le strutture che erano state adibite alla tutela del benessere dei cittadini (e a prendersi cura del territorio) sono perlopiù in mano a persone e mentalità che non sono in grado di svolgere questo compito***. Nel dubbio che questo sia un problema di etica o di struttura di tali istituzioni, è saggio seguire l'indicazione dell'inventore Buckminster Fuller:

"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa , costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta" (Buckminster Fuller)

Piuttosto che delegare "terzi" sarebbe opportuno che i territori si preoccupassero di  costruirsi questi nuovi sistemi di autogestione, mettendosi insieme nel caso i compiti risultassero particolarmente onerosi. Queste strutture devono essere tenute insieme da legami franchi e sinceri, non da compromessi interessati.

Il punto naturale di partenza sembra essere la sovranità alimentare, perché il cibo è uno dei beni fondamentali, per poi estendere le sovranità a tutti gli altri ambiti. Quindi possiamo iniziare chiedendoci: "Nel nostro territorio mangiano tutti bene, le persone godono di buona salute?" Diciamo di no. Quindi sarebbe intelligente analizzare collettivamente le cause, e trovate le adeguate soluzioni.
Molti saranno tentati di dare la colpa a questo o a quell'altro fattore esterno, al governo o all'inconsapevolezza degli individui, il che può essere vero, ma in generale questo non porta a soluzioni efficaci sul breve/medio periodo.
Il modo corretto di porre la questione è, a mio avviso, questo: "Come facciamo noi, uomini di buona volontà, a fare in modo che tutti, nel nostro territorio abbiano a disposizione cibo**** di buona qualità?"


Note
*   Sono convitissimo che esista uno Spirito che mostri agli uomini la retta via, e la prova è il fiorire di tante indicazioni convergenti da fonti indipendenti 
** Sul significato di ognuna di queste sovranità va fatto un profondo ragionamento che deve partire dai bisogni fondamentali e dalle aspirazioni proprie dell'individuo.
***In realtà non è dappertutto così, ci sono degli esempi virtuosi come quello dei Comuni a 5 Stelle. Restano però delle eccezioni. 
**** aria, acqua, vestiti, abitazioni, trasporti, educazione, energia... (manca qualcosa?)

P.S. [2017]
Non ardivo ad usare il termine autarchia, ma recentemente ho trovato questo articolo, nel quale si dichiara 

Autarchia, s f., [dal greco autárkeia, composta da auto- (auto) e arkêin (principiare, dominare, governare] è un prestito moderno dal greco antico autárkeia, che significa autosufficienza, o secondo la definizione che ne dà il Bonavilla alla fine dell’ottocento, «principato o dominio di se stesso, e dicesi una virtù che dispone l’uomo a contentarsi del suo senza molestare altrui» .
Mi pare un bel modo di impostare la propria esistenza. Da questa ci si può poi muovere verso l'altruismo e la collaborazione.

2 commenti:

  1. Ho risposto al tuo commento su:
    http://unifiedtao-it.blogspot.it/2014/01/tao-ruotante.html

    Le idee e i personaggi che proponi in questo blog sono simili a quelle che ispirano il mio;ad esempio per queste tue considerazioni sull'economia ti segnalo:
    http://unifiedtao-it.blogspot.it/2013/03/tao-interno-lordo.html

    Concordo pienamente con il tuo incipit, due parole o concetti permettono una doppia descrizione, e quindi una visione binoculare che fornisce profondità ai concetti, e quindi maggiore ricchezza.

    Un saluto!

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  2. Appendice (articolo e sopratutto video)
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/22/localizzare-in-tempi-di-economia-globale-ne-parliamo-con-serge-latouche/3397019/

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